Comunicare con il Mercato, con gli Investitori, è un compito delicato che richiede trasparenza, coerenza e una storia semplice, o meglio, semplice da raccontare. Ma il messaggio dovrebbe rivolgersi allo stesso modo a tutti?
Come sappiamo, per guidare al meglio il modo in cui le aziende affrontano le relazioni con gli investitori bisognerebbe avere sempre come obiettivo primario di allineare il prezzo delle azioni al “valore intrinseco dell’azienda”. Non è raccomandato essere al di sotto di tale valore, ovviamente, ma non è nemmeno sempre positivo e ben visto esserne al di sopra, perché a un certo punto il prezzo delle azioni potrà scendere e raggiungere il valore che la società dovrebbe valere, e ciò potrebbe accadere anche repentinamente.
Long-term investors e gli Intrinsic Investors
È importante definire e decidere a quali investitori rivolgersi. Tra i “long-term investors” e “momentum players” esiste una profonda differenza. Tra i long-term, meglio focalizzarsi se e quando possibile, o in assoluto, sugli “intrinsic investors” – gli investitori intrinseci – che investono in una storia ed una strategia a lungo termine.
Rappresentano probabilmente i veri proprietari – o meglio, comproprietari – dell’azienda, meritano perciò un’attenzione particolare, ed hanno diritto certamente di essere non solo sempre informati, ma anche contattati ad-hoc per spiegare eventuali notizie non facili, o cattive.
Comunicare agli Investitori
Le comunicazioni con gli investitori dovrebbero riuscire a mettere in evidenza una comprensione profonda delle dinamiche competitive, dei mercati dei prodotti e degli sviluppi a lungo termine che prevede l’azienda, incluso ad esempio il modo in cui i criteri ESG (Environmental, Social, Governance) influenzano il comportamento dei clienti.
Esistono quindi come detto diversi tipi di investitori istituzionali, dai fondi indicizzati ai trader fino a quelli che chiamiamo appunto Investitori Intrinseci. Questi investitori effettuano una rigorosa due diligence sulla capacità delle aziende di creare valore a lungo termine e tendono a costruire i propri portafogli da zero, senza prendere spunto dai benchmark. Inoltre, tengono molto alla performance sottostante dell’azienda piuttosto che ai risultati trimestrali e/o a rumors di mercato. Altre tipologie di investitori a volte vedono nelle discese dei prezzi come opportunità per aumentare le loro posizioni. Gli investitori intrinseci invece si concentrano principalmente sulle caratteristiche specifiche dell’azienda piuttosto che sulle condizioni del settore o del mercato.
E’ indubbio che gli investitori intrinseci rappresentano una base di supporto fondamentale per ogni azienda che voglia avere una visibilità a lungo termine.
Jay Gelb – responsabile IR e Comunicazione in McKinsey – ha sottolineato a tal proposito:
“Questi investitori vanno trattati come veri sofisticati partners, spesso hanno buone intuizioni basate su ciò che hanno imparato da altre aziende di successo e che quindi possono essere applicate all’azienda in esame. È importante essere trasparenti e stabilire e poi mantenere la propria credibilità nei loro confronti del mercato. Va da sé che bisogna il più possibile essere aperti nel comunicare sia i successi che eventuali fallimenti.”
Intrinsic Value vs. Market Value, secondo Warren Buffet
Comprendere che il valore intrinseco può essere significativamente diverso dal valore di mercato o dal prezzo dell’investimento non è facile. Il prezzo di mercato è il prezzo al quale è possibile acquistare e vendere l’asset (ovvero una quotazione azionaria). Acquirenti e venditori hanno molti modi diversi di misurare il valore e varie ragioni (molte delle quali emotive) per acquistare e vendere un bene. Il mercato “Mr. Market” è molto volubile. Il risultato è che un asset (azione) può essere venduto a un prezzo significativamente inferiore o superiore al suo valore intrinseco o fondamentale.
Una questione di credibilità
Il management deve convincere la comunità degli investitori che sta facendo la cosa giusta. Questa credibilità è importante quanto i prodotti ed i servizi che l’azienda offre, perché gli investitori vogliono sapere che si utilizzeranno i fondi investiti nel miglior modo possibile. Alla fine, si tratta di credibilità e capacità del management. Gli investitori vogliono che i leader dell’azienda siano autentici, trasparenti e chiari.
Ma come creare valore in tale contesto?
Ricordiamo la definizione classica di successo sostenibile come «l’obiettivo che guida l’azione dell’organo di amministrazione e che si sostanzia nella creazione di valore nel lungo termine a beneficio degli azionisti, tenendo conto però anche degli interessi degli altri stakeholders rilevanti per la società» con la conseguenza che il valore sociale dell’impresa si recupera anche attraverso la sua gestione coerente con le finalità sostenibili del mercato. Questi investitori in particolare rappresentano dei veri stakeholders e sono di aiuto per far riflettere il Board su come raggiungere e mantenere appunto un valore a lungo termine, nel rispetto sempre di più dei fattori critici ESG sulle tematiche Environmental, Social, Governance.
Gli investitori sono sempre alla ricerca di investimenti “alfa” perché il loro obiettivo principale è garantire che i portafogli azionari dei clienti superino i loro benchmark. In poche parole, dovremmo essere in grado di rispondere alla domanda: perché questa società rappresenta un’opportunità di investimento migliore rispetto alle migliaia di altre azioni quotate in borsa che gli investitori possono avere?
La “trappola dei risultati” ad esempio rappresenta spesso una minaccia per una società sana che però riporta un trimestre (o più..) negativo. Così come capita a tante aziende di non raggiungere le guidance pubblicate o implicitamente rappresentate dal consensus di mercato, la cosa più importante sarebbe saperne il vero motivo. Una circostanza una tantum o altro comunque facilmente spiegabile, può essere meno grave di quel che appaia. Diverse sono ovviamente difficoltà strutturali – a livello di business model o di posizione/struttura finanziaria. A volte capita che il prezzo delle azioni ad esempio, a valle di news su fusioni e acquisizioni in generale operazioni straordinarie accolte male.
Ecco perché sostiene ancora Jay Gelb… :
“Si vuole evitare di trovarsi sul “tapis roulant” della trimestrale, soprattutto quando non si raggiungono i propri obiettivi ed il mercato reagisce ovviamente negativamente. Il management dovrebbe invece comunicare obiettivi ambiziosi a lungo termine. Non intendo un target sull’EPS, ma indicatori chiave di prestazione per la crescita del fatturato o delle vendite, dei margini, della base clienti, del ritorno sul capitale investito o sul capitale, o reinvestimenti di capitale nel business per sostenere la crescita, in M&A, o restituirlo agli azionisti. Finché la società continuerà il proprio cammino verso le sue aspirazioni e le strategie a lungo termine, gli investitori a lungo termine rimarranno, nonostante qualche dato non buono o qualche scossone temporaneo da parte di altri investitori magari orientati al trading.”
See also: IR STRATEGY McKinsey
Doversi, e potersi, concentrare sulle prospettive a medio o lungo termine, e riuscire a convincere gli investitori che si è ancora sulla strada giusta, allora anche presentare un trimestre non buono non è la fine del mondo. Finché si riesce a convincere gli investitori che il percorso a lungo termine è intatto, le incertezze a breve termine potrebbero / dovrebbero essere eliminate.
Diverso è tuttavia se un top management fa regolarmente promesse eccessive, non dimentichiamoci la regola aurea dell Comunicazione Finanziaria: “UNDERPROMISE E OVERDELIVER”.
Le tips per i Comunicatori e gli IROs nei momenti di incertezza, restano sempre le stesse. Non dimentichiamo che se le situazioni sono complesse in generale, e per tutte le aziende, siano esse piccole o grandi, il tutto diventa ancora più difficile per le aziende quotate che, inevitabilmente, e più delle altre, devono rispondere o anticipare i segnali di debolezza.