Dalla Governance alla Comunicazione – parte 2)

Dalla Governance alla Comunicazione – parte 2)

La Comunicazione Finanziaria nella cornice della Corporate GovernanceCOMUNICAZIONE OBBLIGATORIA e COMUNICAZIONE VOLONTARIA

Le situazioni difficili di discontinuità e di crisi affrontate da molte aziende – anche prima dell’arrivo della pandemia in atto – hanno permesso di comprendere come sia indispensabile dotarsi di strumenti di Governance, senza escludere le realtà minori. Solo valutare per tempo quale possa essere la prevedibile evoluzione della propria attività nel futuro, individuare i rischi rilevanti e i mezzi necessari per fronteggiarli, può aiutare e permette di gestire le problematicità che tutte le attività imprenditoriali prima o poi incontrano evitando, o quanto meno riducendo, le possibilità di default.

La nostra attenzione va ovviamente, in particolare, al mondo della Comunicazione, che si ritrova sempre di più a dover fronteggiare, spiegare e a volte “giustificare” questi momenti di criticità. Come proseguimento del Blog del https://hear-ir.com/it/dalla-governance-alla-comunicazione-parte-1/  DALLA GOVERNANCE ALLA COMUNICAZIONE – PARTE 1), ci occupiamo nel seguente Blog più nel dettaglio di Comunicazione Finanziaria.


Lo spunto del presente BLOG deriva dal nuovo manuale “Ruoli di Corporate Governance. Assetti organizzativi e DNF” (in libreria ed online), a cura di Patrizia Riva, con presentazione di Maurizio Comoli e prefazione di Alida Paluchowki (Egea, Milano 2020). La curatrice del libro, Professore associato nell’Università del Piemonte Orientale presso DiSEI, dove è titolare dei corsi di Corporate Governance, Internal Auditing & DNF e Revisione aziendale, si è avvalsa della collaborazione di un folto gruppo di specialisti, accademici e liberi professionisti,  tra i quali Luca Macario, partner e collaboratore di HEAR-ir. Il volume è aggiornato alle indicazioni del Codice di Corporate Governance 2020. 


La Comunicazione Finanziaria deve essere prima di tutto Rilevante e Pertinente

Le caratteristiche dell’informazione obbligatoria: la Rilevanza

È opportuno ricordare che per le società quotate è fornita al mercato un’informazione iniziale mediante il prospetto informativo redatto da tutte le società che chiedono di accedere ai mercati finanziari. La società che si affaccia su un mercato regolamentato e pubblico ha l’obbligo di rendere note tutte le informazioni necessarie per una corretta valutazione.

Dopo la fase iniziale, la COMUNICAZIONE OBBLIGATORIA si può classificare in PERIODICA (relativa alla pubblicazione in tempi prestabiliti del bilancio, della relazione semestrale e dei resoconti intermedi di gestione), STRAORDINARIA (relativa a operazioni di acquisizioni, cessioni, fusioni, scissioni, aumenti di capitale, warrant, emissioni obbligazionarie, ecc.), e infine CONTINUA, concernente la comunicazione di fatti rilevanti o di informazioni privilegiate o price sensitive.

Proseguendo sulle caratteristiche della Comunicazione Finanziaria, va citata l’affidabilità, riferendosi al grado di corrispondenza tra ciò che l’informazione è per l’utilizzatore e l’evento sottostante che ha generato l’informazione. Un’informazione è affidabile se rappresenta fedelmente l’evento. Inoltre deve essere confrontabile nello spazio, ossia nel settore di attività dell’impresa, e nel tempo. I risultati finanziari devono essere messi a confronti con periodi coerenti: anno su anno, trimestre (o semestre) sull’analogo periodo dell’anno precedente.

Infine, la comunicazione deve essere comprensibile, considerando che il grado di comprensibilità dell’informazione dipende sia dal livello di cultura finanziaria dell’utilizzatore, sia dalle modalità con cui l’informazione è presentata, e tempestiva (o puntuale), un’informazione finanziaria rilevante e affidabile perde infatti la sua natura se viene comunicata in ritardo. La considerazione di queste ulteriori caratteristiche ci suggerisce alcune osservazioni: la comunicazione di natura obbligatoria dovrebbe rivolgersi a un pubblico indistinto ma, in realtà, necessita di strumenti di comprensione adeguati, vista la qualità e le caratteristiche tecniche di queste informazioni.

Di fatto, questo tipo di comunicazione comporta un notevole impegno perché il risultato sia aderente alle norme in modo completo e quindi sia rispettosa dei vincoli da essa imposti, ma nella maggior parte dei casi risulta uno strumento scarsamente utilizzabile per chi non sia un professionista della finanza.


La Comunicazione Volontaria

la VOLUNTARY DISCLOSURE è uno strumento flessibile nelle mani dell’emittente e del suo top management, ma richiede una particolare competenza e sensibilità dell’IRO e del suo collega responsabile dell’ufficio stampa, col quale deve strettamente coordinarsi nell’attività di comunicazione.

La Voluntary Disclosure a volte è atta a completare o arricchire le comunicazioni che sono già disciplinate dalla norma, come è il caso di strumenti come gli incontri con gli analisti o le conference call, anche con giornalisti specializzati, destinate a integrare i “numeri” già comunicati con informazioni più ricche e approfondite, o come il caso di comunicati più prettamente “marketing”, molto interessanti a livello di business per diversi tipi di audience – anche quindi finanziaria – ma che per la loro rilevanza non possono essere catalogati tra quelli “price sensitive”.

In ogni caso, la Comunicazione Volontaria riguarda aspetti molto vicini ai temi price sensitive, e spesso si tratta di situazioni “al limite” o di “area grigia”, in cui non sempre è facile o possibile discernere tra Comunicazione Obbligatoria da una parte e Comunicazione Volontaria dall’altra.

Molte aziende sono poco propense a comunicare, altre tendono a comunicare troppo. Trovare la giusta via di mezzo, non è facile, ma è certamente una delle attività importanti dell’IRO.

L’Informazione Previsionale

Abbiamo appena affermato che la Comunicazione Volontaria è frutto dell’iniziativa dell’emittente che la diffonde.

L’art. 68 del Regolamento Emittenti Consob dice testualmente che “gli emittenti possono comunicare dati previsionali e obiettivi quantitativi concernenti l’andamento della gestione. Gli emittenti verificano la coerenza dell’andamento effettivo della gestione con i dati previsionali e gli obiettivi quantitativi comunicati e rendono pubbliche senza indugio le informazioni che riguardano ogni rilevante scostamento (profit warning)”.

La norma non ci dice di più, ma ci viene in aiuto il Principio n. 6 della Guida per l’informazione al Mercato redatta da Aiaf, Assogestioni, Assonime e Borsa Italiana – utile da citare integralmente.

Principio n. 6 della Guida per l’informazione al Mercato da Aiaf, Assogestioni, Assonime e Borsa Italiana

Per informazione previsionale si intende quella contenente dati previsionali relativi alla situazione patrimoniale, economica e finanziaria degli emittenti o gli obiettivi quantitativi della loro gestione. Essa deve contenere l’indicazione delle principali ipotesi sottostanti. Qualora l’informazione previsionale sia espressa mediante indicatori specifici, schemi contabili o altri documenti di sintesi, gli emittenti assicurano, oltre alla continuità delle informazioni, anche la costanza dei contenuti informativi.

Quando l’informazione previsionale è contenuta in documenti informativi destinati al pubblico per disposizioni di legge e regolamentari, gli emittenti comunicano al mercato tale informazione al più tardi contestualmente alla pubblicazione dei medesimi documenti. Gli emittenti verificano la coerenza tra l’informazione previsionale precedentemente comunicata al mercato e la successiva informazione consuntiva o previsionale in loro possesso e non ancora comunicata al mercato. Essi comunicano al mercato senza indugio eventuali scostamenti significativi, illustrandone le ragioni. Gli emittenti comunicano al mercato le proprie valutazioni riguardo a scostamenti significativi esistenti tra i risultati attesi dal mercato e i risultati attesi già comunicati al mercato dagli emittenti stessi. Per “risultati attesi dal mercato” s’intende la valutazione di consenso sui risultati dell’emittente espressa dai soggetti che svolgono professionalmente attività di analisi sugli strumenti finanziari dell’emittente, in conformità alla migliore prassi internazionale”.

E’ chiaro che l’informazione previsionale può avere – e di fatto ha – un’influenza rilevante sulla formazione delle aspettative da parte degli investitori e sull’andamento dei prezzi e dei volumi trattati. È auspicabile pertanto che gli emittenti promuovano una concreta politica di comunicazione al mercato di informazioni di natura previsionale. La comunicazione delle strategie di crescita e delle variabili chiave che il top management tiene sotto controllo ai fini del conseguimento della strategia stessa consente di ridurre l’incertezza che circonda le aspettative degli investitori, e di ottenere quindi una valorizzazione dell’azienda più fair. Inoltre permette all’emittente di costruire nel tempo un percorso di credibilità derivante dal rispetto delle promesse fatte agli investitori.

Underpromise and Overdeliver

E’ un’espressione che rappresenta a nostro avviso una regola aurea della Comunicazione Volontaria. Rispettare le promesse fatte al mercato, raggiungendo nel tempo gli obiettivi anticipati, permette all’azienda di ottenere un graduale allineamento del consensus – se esiste – sul valore dell’azienda stessa.

È impossibile stabilire una ricetta comune in base alla quale impostare la comunicazione volontaria, ma è certo che gli investitori e gli stakeholders guardano con maggiore attenzione ad alcuni fattori critici più sensibili: la strategia aziendale; le informazioni ancillari alla comunicazione obbligatoria sull’andamento economico-aziendale e quelle di tipo previsionale; le descrizioni sugli asset intangibili e sui risultati sociali; e infine, come già riportato in precedenza, le comunicazioni riguardanti i profit warning. In generale, informazioni sul disegno complessivo dell’impresa per studiarne lo stato di salute, la qualità del management e la governance.

L’Investor Relation Officer ha un ruolo sempre maggiore nei business di oggi; ogni Programma di Comunicazione dovrebbe essere unico, guidato da una strategia chiara e rivolta ad aiutare l’Azienda a raggiungere i propri obiettivi. I target del mondo finanziario sono spesso ambiziosi e sono richiesti standard di primo livello ed elevate competenze: definire messaggi efficaci e saperli canalizzare al meglio all’esterno, è un fattore critico di successo. 


Vale la pena ricordare che il Comitato per la Corporate Governance, costituito nel giugno del 2011 ad opera delle Associazioni di impresa (ABI, ANIA, Assonime, Confindustria), Borsa Italiana e l’Associazione degli investitori professionali (Assogestioni), ha promulgato la nuova edizione del Codice di Corporate Governance. La funzione della comunicazione, intesa come l’impostazione di un dialogo costruttivo con gli azionisti e gli altri stakeholders, compete all’organo di amministrazione e trova nuova e ampia legittimazione e rilevanza in quanto posta proprio tra i primissimi principi cui deve essere ispirato il comportamento dei vertici aziendali formulati proprio nel primo Articolo del Codice e nelle Raccomandazioni ad esso correlata. È da evidenziare l’accento posto sul raggiungimento del successo sostenibile e come lo stesso impatti sulle indicazioni relative alla comunicazione, che deve essere diretta a tutti i soggetti portatori di interessi rilevanti per la società e non solo agli azionisti o ai potenziali azionisti.

Si riportano di seguito alcuni passaggi rilevanti:

Principio IV

L’organo di amministrazione promuove, nelle forme più opportune, il dialogo con gli azionisti e gli altri stakeholder rilevanti per la società.

Raccomandazione 1 l.

L’organo di amministrazione al fine di assicurare la corretta gestione delle informazioni societarie, adotta, su proposta del presidente d’intesa con il Chief Executive Officer, una procedura per la gestione interna e la comunicazione all’esterno di documenti e informazioni riguardanti la società, con particolare riferimento alle informazioni privilegiate.

Raccomandazione 3

L’organo di amministrazione, su proposta del presidente, formulata d’intesa con il Chief Executive Officer, adotta e descrive nella relazione sul governo societario una politica per la gestione del dialogo con la generalità degli azionisti, anche tenendo conto delle politiche di engagement adottate dagli investitori istituzionali e dai gestori attivi.

Il presidente assicura che l’organo di amministrazione sia in ogni caso informato, entro la prima riunione utile, sullo sviluppo e sui contenuti significativi del dialogo intervenuto con tutti gli azionisti.