Andrea Biondi intervista il Cavaliere Fulvio Lucisano e sua figlia Federica, AD di LMG
Affari di famiglia. Fulvio ha fondato la Lucisano Media ma dal 2003 a guidare la società è la figlia Federica
«Non c’è dubbio: che io ricordi è il momento più difficile per il mondo del cinema. E la vedo abbastanza nera, anche per la lentezza con cui le istituzioni stanno affrontando la situazione». Difficili da derubricare parole così, se a dirle è uno dei leoni del cinema italiano. Fulvio Lucisano, nato il 1° agosto del 1928, in oltre 60 anni di attività le ha viste tutte: dalla fase delle file al botteghino, a quella in cui il cinema ha iniziato a fare i conti con la Tv commerciale – e a soffrire – fino a quella attuale delle piattaforme, un po’ committenti e un po’ concorrenti (e se siano più avversarie o alleate è dibattito apertissimo).
Non un punto di osservazione qualsiasi il suo, dunque, che oltre all’attività della Lucisano Media Group, che ora presiede avendo lasciato le redini alla figlia Federica, nella sua lunga carriera è stato anche presidente di Anica e dell’Unione Nazionale Produttori, insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro e vincitore di un David di Donatello e un Nastro alla carriera. Produttore, distributore, esercente e talent scout.
«Il cinema soffrirà come ha sofferto il teatro. Ma la gente continuerà ad andarci. La sala è insostituibile». Fulvio Lucisano lo dice guardando in direzione della figlia Federica, dal 2003 amministratore delegato e guida della sua creatura: la Lucisano Media Group fondata il 1° agosto (proprio il giorno del compleanno di Fulvio) del 1958 come Italian International Film che nel 2014 ha cambiato marcia, con la quotazione all’Aim. Storia, presente e futuro si mischiano nei discorsi di padre e figlia che hanno voluto incontrare Il Sole 24 Ore insieme, a testimonianza di un legame e di una continuità in cui però di voglia di specchiarsi nel passato o di rimpiangere i bei tempi andati ce n’è poca. Lo sguardo è rivolto al futuro. Prova ne è l’accordo reso noto giovedì con Timvision (piattaforma Ott di Tim) e Mubi (sito di film d’autore online) per la vendita di un pacchetto di film: 41 a Timvision e 18 a Mubi. «La richiesta di contenuti audiovisivi di qualità continua a crescere e la nostra strategia di puntare sempre di più sul digitale si sta dimostrando decisamente vincente», puntualizza Federica evidenziando con un po’ di rammarico la situazione pre-pandemia:
«Prima dell’arrivo improvviso e repentino di questa epidemia abbiamo chiuso un eccellente 2019, in crescita del 2,3% e con una top line a 38 milioni di euro, un margine Ebitda pari al 35% dei ricavi e un utile che abbiamo deciso di non distribuire sotto forma di dividendi».
Il manager di famiglia – e dell’azienda – è lei. Laureata in Economia con lode, ma una vita vissuta respirando ogni giorno la magia del grande schermo. «Papà aveva lo studio al piano superiore del palazzo. Io ricordo che salivo e mettevo in ordine le fatture». Il cinema però è stato prima di tutto presenza costante, passione indotta dalla passione di Fulvio per il quale il film in sala rappresentava un rito insostituibile. «Uno dei ricordi più belli della mia infanzia è il cinema la domenica mattina, dopo la messa, con papà al Metropolitan». In un’occasione «ero con mia nonna e incontrammo Terence Hill all’uscita. Lui salutò la nonna e mi fece un sorrisone. Che emozione».
L’elenco di attori e personaggi del mondo del cinema con cui i Lucisano hanno incrociato le strade è lungo 62 anni di attività. La storia di sempre continua, oggi, con Massimiliano Bruno, Edoardo Leo, Alessandro Aronadio, come ieri con Damiano Damiani e Luigi Comencini, Mauro Bolognini e Franco Zeffirelli, Liliana Cavani, Lina Wertmuller fino a Massimo Troisi e Francesca Archibugi, con una serie di “firme” che si sono sempre alternate alla comicità più popolare: Enrico Montesano, Paolo Villaggio e Neri Parenti, Carlo ed Enrico Vanzina, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia e anche il grande Alberto Sordi. «Eravamo a New York per il capodanno – racconta Federica – insieme con Alberto Sordi in occasione delle riprese di Un tassinaro a New York. Alberto era una star. Per strada lo fermavano tutti. E ricordo che Andy Warhol si alzò per venirlo a salutare al tavolo».
Personaggio straordinario Sordi, ricorda Fulvio Lucisano. Era ormai uno di famiglia tanto da farsi recapitare sui set il pranzo preparato dalla tata di casa Lucisano. Fulvio sorride se gli si chiede della rinomata avarizia dell’Albertone nazionale, ma riconosce che non è del tutto vero. «Aveva però un vizio. Quello di compiacersi. La montatrice rideva alle sue battute nel girato e lui non voleva tagliare le scene. Alla fine i film erano talmente lunghi che non se ne poteva. In alcuni casi riuscivo a contenerlo, in altri no». E comunque, se si parla de Il tassinaro, Fulvio Lucisano resta convinto di quanto più volte detto: la scena con Andreotti «è venuta male. Sordi ha avuto troppo riguardo. E il cameo è stato di una noia mortale».
Un’occasione persa. E del resto ci sta: in una carriera così lunga c’è posto anche per qualche rimpianto. «Non ho preso per l’Italia i diritti di Rambo. Era del 1982 e lo giudicai troppo violento. Prima ancora un altro sbaglio l’ho fatto con Dio perdona e io no, il primo film della coppia Terence Hill-Bud Spencer di cui ho ceduto i diritti al regista». Un grande colpo è stato invece Massimo Troisi, con Ricomincio da Tre. «Era puntiglioso, un personaggio straordinario. Per trovare una soluzione al suo napoletano che non sempre si capiva lo invitai a ripetere le battute due-tre volte. A quel punto diventavano comprensibili a chiunque».
In questa lunga cavalcata un ulteriore step evolutivo arriva nel 2006 con il successo di Notte prima degli esami: un nuovo inizio per l’offerta di commedia italiana targata Lucisano Media Group da cui poi sono arrivati titoli come Ex, Nessuno mi può giudicare con Paola Cortellesi (altro successo della scuderia), Io che amo solo te, Non ci resta che il crimine.
«Per Notte prima degli esami abbiamo investito 250mila euro per permettere la visione gratuita scommettendo sul passaparola. Eravamo curiosi di vedere l’effetto che avrebbe fatto quella scelta di marketing. Fu un successo clamoroso», ricorda Federica Lucisano che ora, con il padre presidente del gruppo e la sorella Paola responsabile delle produzioni televisive, sa di dover affrontare un momento complicatissimo per il settore.
I ricavi di Lucisano Media Group arrivano per un 5% dall’attività di distributore, per due terzi circa dalla produzione e per un 30% dai cinema di proprietà. «Abbiamo 60 schermi in 7 multiplex a Cosenza, Benevento, Napoli, Brindisi, Roma, Marcianise e Afragola», spiega la ceo sottolineando come lo scorso anno «le presenze sono state in aumento del 24%, sovraperformando rispetto al +14% del mercato e raggiungendo i 2 milioni di spettatori».
Ora è un altro mondo dopo l’emergenza Covid. Un terremoto i cui effetti sul settore cinematografico saranno tutti da verificare, dopo un 2019 di crescita in cui accordi di filiera (produttori-distributori-esercenti) riassunti nel progetto Moviement – iniziativa per promuovere il cinema in sala tutto l’anno – hanno spinto i dati delle presenze in alto, anche in estate. «A luglio partiranno le riprese di Lasciarsi un giorno a Roma, per la regia di Edoardo Leo e Una famiglia mostruosa, per la regia di Volfango De Biasi. Ripartirà anche la serie Tv “Mina Settembre”, le cui riprese sono state interrotte a marzo. Sono passaggi che affrontiamo con emozione perché tornare sui set in sicurezza è il nostro desiderio più grande in questo momento».
È chiaro a tutti però che l’emergenza Covid rappresenta uno spartiacque, con un equilibrio fra sale e piattaforme on demand tutto da ridisegnare. La stessa Lucisano Media Group, fresca di accordi con Timvision e Mubi, ha indirizzato verso l’on demand il film 7 ore per farti innamorare inizialmente previsto per dar battaglia al botteghino.
«La maggiore abitudine alla fruizione di prodotti audiovisivi su piattaforme digitali genererà anche una crescente domanda di contenuti, con ricadute positive sia sulle nuove opere sia sulle library esistenti. Tutte queste considerazioni prese nel loro insieme – aggiunge Federica Lucisano – ci fanno sentire pronti a ripartire con slancio, riprendendo i progetti interrotti ed avviandone di nuovi, cogliendo tutte le opportunità che il crescente processo di digitalizzazione sta offrendo». In questo quadro la posizione del ceo Lucisano Media Group è netta: «Le sale e le piattaforme non sono fronti contrapposti, ma due ambiti che devono convivere, ampliando la catena del valore. E in taluni casi, come successo di recente, un’opportunità per via di forza maggiore».
Di certo il cinema è chiamato a una ripartenza. Dovrà ritrovare l’energia e gli stimoli degli esordi e di quegli animal spirit à la Fulvio Lucisano, laureato in Giurisprudenza alla Sapienza, ma innamorato del cinema a tal punto da puntare a fare di quella la sua vita, partendo da un prestito di un milione dalla Cassa di Risparmio per iniziare a produrre in proprio con il “suo” primo documentario Mattino a Piazza Navona. Da lì e attraverso momenti di svolta – come l’incontro all’inizio della carriera con il produttore americano Samuel Arkoff e con Roger Corman – ha preso forma una storia che ha fatto della Lucisano la realtà più longeva nel settore. Con radici che arrivano fino in Calabria, terra d’origine del papà di Fulvio esaltata nel film di Mimmo Calopresti Aspromonte, la terra degli ultimi (in cui il produttore compare anche nelle scene finali). Oggi però, in questa situazione, ha ancora senso per i giovani puntare a lavorare nel cinema? «Sì perché la domanda di contenuti è molto forte. Il mio consiglio è di puntare sulla scrittura. Mancano sceneggiatori, il cinema nasce da un’idea vincente», risponde Federica.